Molti credono che uno dei motivi per cui non abbiamo memoria del momento nella nostra nascita sia il fatto che per un bambino sia un’esperienza di angoscia, e che se lo ricordassimo, quel ricordo ci traumatizzerebbe per tutta la vita. Lasciamo la calda sicurezza del ventre materno, un mondo fatto di suoni ovattati e di luce appena accennata, per un caos di colori e rumori; una miriade di stimoli che improvvisamente ci colpiscono da tutte le direzioni. Lasciamo il caldo tepore del corpo che ci ha ospitato per 9 mesi per un mondo che è più freddo, e che ci è completamente estraneo. Credo che qualsiasi bambino, se potesse esprimere un pensiero in quel momento, vorrebbe soltanto ritornare da dove è appena uscito e non perdere quel contatto caldo e rassicurante. Nascere è doloroso, sicuramente angosciante, Continua a leggere→
Artigiani dello sport
La mia lezione comincia sempre nello stesso modo. Una semplice stoccata, tirata da fermo, precisamente al centro del petto. Ormai è diventato quasi un rituale, una sorta di firma, messa però all’inizio e non alla fine. In realtà, quei pochi secondi non sono per il mio allievo, non servono al lui, ma ne ho bisogno io. È come un segnale silenzioso che mando alla mia mente. Mi serve per concentrarmi su chi ho davanti, per guardarlo, e non solo vederlo. E a questo punto comincia la vera lezione. E per ognuno è diversa, perché ognuno dei miei allievi è diverso uno dall’altro; e sono diverso io in relazione a ognuno di loro. C’è chi pensa che il mio lavoro sia fatto “in serie”. Movimenti ripetuti secondo uno schema prefissato che seguono la mia idea di scherma; ma non è così. Il mio, il nostro (quello di tutti i miei colleghi, anche di altre discipline sportive) è un lavoro d’artigianato. Un lavoro fatto Continua a leggere→
Mia figlia ha fatto i compiti
Cara maestra,
mia figlia Chiara ha fatto regolarmente i suoi compiti. Come ogni pomeriggio, dopo pranzo, ha svuotato il suo zaino sul tavolo del salotto, e mentre io accanto a lei finivo di scrivere una relazione per il lavoro, lei si è messa a lavorare sulle vocali; non so se fosse felice o no di farlo, ma del resto neanche io avevo molta voglia di scrivere quella relazione; però entrambi l’abbiamo fatto, perché per quanto io ami il mio lavoro e ringrazi tutti i giorni un destino gentile che mi ha permesso di svolgere una professione che mi sono scelto, ci sono alcune cose del mio lavoro che non faccio volentieri; e credo che anche Chiara debba imparare, con le dovute proporzioni, che oltre al divertimento esiste anche l’impegno. E che dobbiamo dare il nostro 100% anche in quelle cose che non ci piace fare.
Per dire tutta la verità ogni tanto lei si girava verso di me e mi chiedeva delle precisazioni su quale lettera dovesse inserire negli spazi mancanti e io ho cercato in tutti i modi di non darle risposte preconfezionate ma di provare a far trovare a lei la soluzione; ammetto però che a un certo punto, sull’ultima riga, non ho resistito Continua a leggere→