Le due vite

Fonte internet

Sempre le stesse facce. Ogni fine settimana, in ogni palazzetto. E ti rendi conto che anche tu sei una di quelle facce. Ogni anno un po’ più segnate dal tempo, ma sempre, instancabilmente pronte a rispondere presente all’appello. Un week end dopo l’altro, una gara dopo l’altra. E non importa la categoria o l’importanza della competizione. Ogni assalto è un battito di cuore saltato, un’attesa spasmodica di quella luce accesa, che darà il permesso ai tuoi polmoni di ricominciare a fare il loro lavoro.
Ieri, a fine gara, dicevo ai ragazzi che per me amare la scherma voleva dire rendersi conto che quando ero in pedana non c’era altro posto in cui volevo stare. E questo a prescindere dal risultato. Avere sempre voglia di risalire su quei 14 metri di metallo, indossare quella maschera, e concentrarmi unicamente sulla figura bianca di fronte a me. Ed era un desiderio quasi doloroso, che mi mancava quando non c’era. Come quando sei innamorato, e percorri la strada per raggiungere il soggetto (mai l’oggetto) del tuo desiderio; sei preso da una smania e da un’impellenza che a stento controlli.
Ed è ancora così. Ogni volta che entro in un palazzetto. Riempio il tempo con una serie di riti e consuetudini; i saluti, un salto al bar, due chiacchiere forzate, e ogni tanto qualche risata sincera; ma una parte di me, una grande parte di me, è semplicemente in attesa, tutta concentrata ad aspettare quell’istante in cui tutto avrà inizio, quel primo assalto che darà il via a questo nuovo flusso di emozioni. Che mi farà sentire vivo, che regalerà alla mia giornata un senso e un’utilità.
C’è un altra vita fuori dai palazzetti, una vita bella che mi fa ringraziare Dio della fortuna che mi ha elargito, una vita fatta di famiglia, affetti, rapporti. Una vita che mi scopre innamorato ogni giorno delle persone che mi ha messo accanto. E che mi fa essere grato a quelle stesse persone per la pazienza che dimostrano. Ma questi palazzetti, queste pedane, sono la mia scelta da quasi 30 anni, sono il mio mestiere e la mia passione. Mi tolgono energie e probabilmente anni di vita, ogni tanto creano tensioni “nell’altra vita”, ma quando me ne allontano, mi rendo conto di desiderarli con quella famosa smania e impellenza. Li riaccolgo a ogni inizio stagione come vecchi amici che godono dell’essersi finalmente ritrovati.
Ne sono dipendente e sono la mia felicità.

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