Un amaro Natale

Fonte internet

Non so perché mi colpisca tanto; forse perché ho 2 figlie femmine, e per loro ho sempre immaginato una vita di viaggi senza frontiere, per imparare che la vera conoscenza sia non pensare che il mondo finisca alle porte delle nostre piccole città; o forse perché in passato ho fatto parte anche io della cosiddetta generazione erasmus, anche se indirettamente, e ho sperimentato sulla mia pelle l’ebbrezza e la paura di sentirmi straniero e allo stesso tempo libero; o forse ancora perché domani è Natale e per raggiungere la famiglia sono passato proprio da Sulmona, nel cui cimitero, da oggi, riposeranno i suoi sogni. Ma, con in braccio mia figlia, guardo le immagini dell’aereo che riporta a casa il suo corpo, e scopro delle lacrime che rigano il mio viso. E vorrei trovare rabbia e furore nel mio cuore; odio per quell’uomo, e ho difficoltà a usare questa parola, che in nome di un dio che non riesco a scrivere con la lettera maiuscola, ha falciato la sua vita e quelle di altre 11 innocenti; ma ho solo un’immensa tristezza. E ripenso a tutti i miei amici e le mie amiche, più o meno di quella età, in giro per il mondo; penso alle mie figlie, che in un attimo si scopriranno abbastanza grandi per andarlo a scoprire quello stesso mondo; e lo ammetto, ho paura.
Paura di altre notizie simili, che so già che probabilmente prima o poi arriveranno; paura anche di abituarmi proprio al fatto che possano arrivare; e infine paura irrazionale, e non potrebbe essere altrimenti, che qualcuno a me caro possa far parte di quelle stesse notizie.
E d’improvviso mi rendo conto che questa ultima eventualità si è già realizzata: non conoscevo Fabrizia, posso solo immaginare il suono della sua voce, e il suo viso l’ho visto solo nelle foto trovate sul web; ma i suoi occhi li ho già visti milioni di volte; in ogni volto incontrato nei miei viaggi, di ragazzi e ragazze, di amici e amiche. E allora questa ragazza, abruzzese di nascita, cittadina del mondo, e non è un luogo comune, non è solo un’innocente uccisa dalla follia degli uomini, ma, insieme a tutte le altre vittime, di Berlino, di Parigi, di Aleppo, e di ogni altro luogo dove quella follia si è trasformata in un male bastardo, sporco di sangue, è una persona a me cara; lo deve essere. E allora Fabrizia è una mia amica, Fabrizia è mia figlia, Fabrizia è mia sorella. E oggi, in questa triste vigilia di Natale, il mio pensiero accarezza dolcemente la sua famiglia, gli amici che conoscevano il suono della sua voce e delle sue risate, e guardando quegli occhi, nelle fotografie, la mia carezza si diffonde a tutte quelle persone che lungo la mia strada ho incontrato e che nello sguardo avevano la stessa luce.

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