Archivio mensile:Dicembre 2015

Il tempo schermistico

Foto Trifiletti/Bizzi

Il tempo schermistico è “l’apprezzabilità di tempo che deve intercorrere tra il colpo di offesa e quello di controffesa affinché quest’ultimo possa essere giudicato valido”.

Questa è una definizione da manuale e sicuramente è vera e giusta. Ma, sarà per la frase troppo complicata , questo assioma non mi soddisfa; è una frase troppo fredda e articolata per definire qualcosa che ha a che fare con roba da centesimi di secondo. E allora vado indietro con la memoria e ripenso a tutte le volte che un avversario mi ha messo una stoccata “rubandomi” il tempo; alle sensazioni che ho provato in quei momenti. E allora il tempo schermistico è la durata dello stupore. È la misura della sorpresa.

È un’azione che ti fa spalancare la bocca quando parte e arriva prima che tu possa richiuderla. È un ‘imprecazione che ti muore strozzata in gola sotto la maschera; non fai in tempo a finirla, appunto. La cominci, magari accompagnata da una parata che sai già essere ormai inutile, e quando senti la stoccata che ti colpisce, quella imprecazione non l’hai ancora terminata; e allora si perde nell’aria che fuoriesce dai tuoi polmoni. È come se il tuo avversario creasse dal nulla un intervallo di istanti che  un secondo prima banalmente non c’erano.

E quando ero io a riuscire a inventare quei momenti inesistenti la sensazione era inebriante. Era quasi magia. Percepivo il tempo che si dilatava. Tutto si muoveva al rallentatore e i miei movimenti invece Continua a leggere→

La palestra migliore, il maestro migliore

Prima o poi capita a tutti. Di solito tutto comincia con una battuta gettata lì durante una gara, in maniera quasi scherzosa. Ma già dalla tua reazione a quella battuta si può capire come andrà a finire tutta la storia. Ti si avvicina un genitore, più raramente l’atleta stesso, e dopo i complimenti di rito, su questo o quel risultato, ti comincia a tirare fuori le proprie frustrazioni su come la società x o il maestro y non stiamo riuscendo a tirare fuori il talento nascosto, ma ovviamente evidentissimo, del suddetto atleta. E qui cominciano i problemi.
Ultimamente la “trasmigrazione” degli atleti da una società all’altra, da un maestro all’altro, sta diventando un problema molto sentito. Fino a qualche anno fa riguardava unicamente gli atleti di punta, e grazie al cielo, non credo di essere considerato abbastanza bravo per avere problemi del genere. Oggi invece, complice forse un maggiore coinvolgimento da parte dei genitori alla vita sportiva dei figli, assistiamo a trasferimenti di giovani allievi da un palestra all’altra, alla ricerca del Santo Graal del successo sportivo. E molto spesso, a causa delle distanze, questi trasferimenti vanno a modificare in maniera significativa i ritmi della quotidianità dei ragazzi, imponendogli dei veri tour de force per conciliare lo sport con lo studio. Ma tutto questo ha un senso?
Premettendo che io credo che ogni atleta sia libero di scegliere dove allenarsi e che qui non entrerò nel merito delle problematiche etiche sul lavorare con atleti impostati da un altro maestro, impegnando tempo, fatica e soprattutto passione, Continua a leggere→